Mi è capitato di ricordare un dialogo avuto qualche anno fa con mio padre. Era forse il 1994 o il 1995, insomma, lui con aria sognante mi disse qualcosa del tipo: “Ah… il 2000… chissà se faranno tutto i computer…” E io pragmatica gli risposi “Mancano solo 6 anni, babbo…” e lui sembrò rinsavire e recuperare la misura delle cose. “Hai ragione, manca poco…” concluse.
In effetti chissà che cosa ci aspettavamo per il 2000. Come minimo, i robot senzienti per strada a fare i lavori che noi umani non vogliamo più fare, a guidare auto, scavare buche, spaccare pietre… Ci aspettavamo, immagino, un mondo fantascientifico fra Asimov e Orwell, almeno, per quanto mi riguarda.
Poi il 2000 è arrivato, e sinceramente non è cambiato granché. non in maniera macroscopica come ci si aspettava.
Continuo a prendere lo stesso treno che prendevo dieci anni fa, ad usare un’auto come si usava dieci o venti anni fa. Il denaro elettronico non ha fatto diventare obsoleta la carta moneta né gli ologrammi hanno fatto sparire la TV. Le musicassette e le videocassette si possono usare ancora!
Ma perché blatero su tutto questo? Veniamo dunque al dunque.
Mi è capitato in mano l’Espresso della settimana scorsa; in un florilegio di testimonianze di vecchioni e saggi d’ogni specie, ordine e religione mi sono imbattuta in quella di tale Ray Hammond, di professione FUTUROLOGO.
Sento un “Oooh…”provenire dalla platea. Un attimo di calma, prego.
Passerò ad illustrare alcuni stralci di questa intervista.
” […] robot pressoché ovunque, assistenti digitali integrati con la nostra mente, […] Una nuova branca della scienza medica detta medicina del ringiovanimento o medicina dell’immortalità. […] Ci piacerebbe … mantenerci in un’età biologica non superiore a 30 o 40 anni?… sapere qualunque nostra predisposizione alle malattie e trattarle prima che colpiscano? Tutto ciò sarà possibile a partire dal 2030.
[…] Alcuni sono convinti che se riusciamo a vivere abbastanza a lungo da arrivare al 2030 o al 2040, la scienza medica sarà sufficientemente avanzata da consentire di ringiovanire e di continuare a vivere […] per un periodo indeterminato.”
Sarebbe bello portare l’intervista parola per parola, perché troppo bella. La controparte sostiene che in questo modo la popolazione aumenterà fino a 12 miliardi; che ne sarà dei problemi sociali? Ecco la risposta del nostro:
” […] del resto non si può negare ad un individuo il diritto a vivere sempre più a lungo. […] In quanto alle disuguaglianze sociali, va da sé che continueranno a crescere. [I ricchi] potranno avvalersi di tutte le nuove terapie […] fino a formare un’elite . […] Del resto ci sono state elite in qualunque società”.
La vera chicca però, è quando il nostro eroe parla dei suoi sogni sui robot di domani, e della sua fantomatica assistente elettronica Maria.
” […] possiamo rendere una macchina intelligente quanto un individuo, probabilmente potremo poi costruirne una ancora più intelligente. […] Al riguardo non ho dubbi: entro il 2030 i robot saranno prodotti in massa […]. Le entità non saranno soltanto hardware ma anche software […] quella che chiamo affettuosamente Maria. […] Maria compone i numeri di telefono per me, mi ricorda gli appuntamenti […] avrei a disposizione una super assistente, […]Un’entità talmente intelligente da non farmi capire quanto io lo sia meno di lei. […] Nel 2030 […] alloggerebbe nell’orecchio, […] invia segnali audiovisivi direttamente al cervello e alla retina […]. Alla fine sarà la stessa Maria a chiedermi se io non voglia trasferire la sia personalità direttamente in un minuscolo chip da impiantare nel mio cervello”.
Io volentieri lascio ai posteri l’ardua sentenza. Però mi aspetto che sul prossimo numero dell’Espresso questo luminare rettifichi aggiungendo anche che entro il 2030 ci saranno asini bicentenari che volano.